mercoledì 18 marzo 2009

x Societas Raffaello Sanzio


Prima di tutto occorre dire che non c'è da parte nostra una volontà di colpevolizzare.

Le indagini e la legge ci auguriamo facciano il loro corso e non vogliamo sostituirci a queste.

Il secondo punto è che non accettiamo che voi vi facciate portavoci del pensiero di Alfredo.

Ciò che pensava Alfredo non è proprietà né nostra né vostra.

Quindi proviamo a non parlare di questo e a spostare il discorso sui fatti reali avvenuti.

La nostra decisione di continuare a parlare di quanto accaduto il 5 febbraio scorso a Digione non è motivata dal fatto che proviamo qualche piacere perverso nello smuovere una brace che vi assicuriamo è molto dolorosa, ma dal fatto che reputiamo di profonda importanza la scelta di come porsi di fronte all'accaduto.

La vostra posizione al riguardo ci impaurisce.
Crediamo quindi che l'importante sia focalizzare come porsi verso questo incidente sul lavoro.

Con le vostre parole ci impaurite, oltre a non mostrare rispetto per delle opinioni differenti dalle vostre.

Durante l'incontro con il pubblico che è avvenuto presso Fnac, a Genova, il 12 marzo, avete ribadito la vostra posizione, già dichiarata durante il funerale, in merito ad una morte che ai vostri occhi sembra includere una consapevolezza, e una unione profonda con i vostri ideali da parte di Alfredo, ma questo non è reale.

Sappiate che quel giorno al funerale in molti si sono morsi la lingua per non parlare, molti altri distrutti e disorientati, dopo giorni nei quali la confusione regnava, tra notizie che, prematuramente, annunciavano una morte fisiologica e testimonianze discordanti, non hanno avuto neanche la forza di rispondere alla lettera che avete avuto il coraggio di leggere.

Parole lette e volate via, di cui non rimane nulla su cui ragionare, per questo siamo venuti a Genova a domandare.
Ci avete ripetuto che siete disposti a parlare con noi anche privatamente, ma noi non crediamo che questa sia una questione privata ma una questione pubblica, che deve far pensare tutti.

Una morte sul lavoro non è un gioco. E una morte sul lavoro che non viene riconosciuta come tale è pericolosa.

Alfredo lavorava per voi come Tecnico non aveva sposato i vostri ideali.

Vi siete sorpresi che abbiamo chiesto se quella macchina era stata brevettata, che le macchine sceniche ovviamente non possono essere messe in sicurezza, accennando anche al fatto che tutto può essere pericoloso, come se il contesto dell'arte e del teatro potesse o dovesse essere esente da regolamentazioni sulla sicurezza, che influirebbero sulla libertà di espressione. Come se l'arte e il teatro potessero tutto...?

Molti artisti hanno sfidato i confini più pericolosi, e quelli che stimiamo lo hanno fatto con la propria pelle, per i propri ideali, noi pensiamo che ci voglia molta prudenza e rispetto per quella degli altri.

Quindi non accettiamo che chiamiate gioco l'assenza di prudenza.
Nessuno vi sta tirando delle pietre come Chiara Guidi ha accennato ("Se volete tirarmi delle pietre"), non è questo che ci interessa , ma intendiamo mettere in dubbio dei principi e delle giustificazioni che fanno acqua da tutte le parti.

Ripetiamo che questa è una morte sul lavoro e non accettiamo che venga differenziata dalla morte sul lavoro di un operaio in un cantiere, addirittura accennando ad una estetizzazione della morte sul palcoscenico!

Non vogliamo che in contesto d'arte tutto si possa, e che per questa idealizzazione ogni responsabilità etica si possa dissolvere.

Continueremo a parlare di questa vicenda, siamo in molti, siamo convinti che ci debba insegnare, scriviamo per farvi sapere che il vostro ideale di teatro e di vita è strettamente personale.

La sicurezza sul lavoro in un ambiente come il teatro ci risulta troppo vaga, labile , ambiente i cui non lavorano solo persone ideologicamente affini alla vostra idea di teatro, ma anche uomini, braccia gambe meravigliosamente semplici, che non aspirano a ciò che aspirate voi , ma forse più semplicemente ad una espressione dell'arte che è rispetto per la vita innanzitutto , che hanno il diritto di lavorare in una condizione di sicurezza.


Guia e tanti per scrivere i nomi...ma

chi vuole firmare lo puo fare qui sotto...

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